02/12/2023 Castello d’Argile - Gipsy Lady 1646. Stagione teatrale Agorà
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- 02/12/2023 Castello d’Argile - Gipsy Lady 1646. Stagione teatrale Agorà
- 2023-12-02T21:00:00+01:00
- 2023-12-02T22:30:00+01:00
- Cosa Cultura
- Quando 02/12/2023 dalle 21:00 alle 22:30
- Dove TEATRO LA CASA DEL POPOLO – Castello d’Argile
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ATELIERSI
Gipsy Lady 1646
di e con Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi
e con Eugenia Delbue, Elia Marangon, Marco Mochi Sismondi e Stefano Questorio
in voce Rossella Dassu, Olga Durano e Andrea Alessandro La Bozzetta
musiche di Esma Redžepova, Dorado Schmitt, Vincenzo Scorza
suono Vincenzo Scorza
a partire dalla commedia Signorina Zingaretta di Florido De Silvestris
grazie alle suggestioni e alla vicinanza di Luca Bravi, Tomas Fulli, Dijana Pavlovic, Eva Rizzin e Leonardo Piasere
direzione tecnica Giovanni Brunetto e Vincenzo Scorza
e con Eugenia Delbue, Elia Marangon, Marco Mochi Sismondi e Stefano Questorio
in voce Rossella Dassu, Olga Durano e Andrea Alessandro La Bozzetta
musiche di Esma Redžepova, Dorado Schmitt, Vincenzo Scorza
suono Vincenzo Scorza
a partire dalla commedia Signorina Zingaretta di Florido De Silvestris
grazie alle suggestioni e alla vicinanza di Luca Bravi, Tomas Fulli, Dijana Pavlovic, Eva Rizzin e Leonardo Piasere
direzione tecnica Giovanni Brunetto e Vincenzo Scorza
una produzione Ateliersi
in coproduzione con Associazione Kethane
con il supporto di Istituto di cultura sinta
in collaborazione con Comune di Bologna e ERT /Teatro Nazionale
Ateliersi propone una “mise en espace” dall’estrema vivacità ritmica dalla commedia secentesca Signorina Zingaretta, in cui compare la prima testimonianza della lingua romanì parlata in Italia. La lingua romanì deriva dalle forme popolari del sanscrito ed è tutt’oggi parlata dalla maggior parte dei rom e dei sinti nel mondo.
La commedia è ambientata a Bologna, dove appare nel 1422 la prima attestazione storica della presenza in Italia di coloro che all’epoca venivano chiamati “egiziani”.
600 anni dopo, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi portano sulla scena l’ambiguo e affascinante testo, composto sia di parole imbevute di stereotipi di cui siamo ancora impregnati che da azioni che mostrano la vita reale dei rom. Attraversando i rapporti tra rom, sinti e gagé, l’opera intercetta paure e fascinazioni che si pongono come interrogativi aperti nel contemporaneo.